Garrone sicuro: senza alcuni errori, “Io Capitano” avrebbe vinto agli Oscar

Il regista di Gomorra spiega i suoi perchè sulla mancata statuetta: “Senza distributori americani impossibile vincere”.

Il suo film era candidato tra le migliori pellicole straniere agli Oscar, ma l’ambita statuetta è finita a La zona d’interesse di Jonathan Glazer, un risultato che non è andato giù a Matteo Garrone. “Era possibile vincere. Purtroppo la campagna degli Oscar non è andata come doveva andare, non abbiamo avuto il distributore americano giusto che ha investito quello che andava investito e poi, soprattutto, nessuno ci ha detto che si poteva correre in tutte le categorie” ha detto il regista all’evento Bif&St presso il teatro Petruzzelli.

Garrone con i protagonisti di Io Capitano
Garrone con i protagonisti di Io Capitano | Ansa – museodiocesanotorino.it

“Questa è una cosa che fa la differenza perché è una gara in cui non tutti partono alla pari. Se corri per tutte le categorie hai come votanti tutti i diecimila dell’Academy, mentre per la categoria miglior film straniero a votare sono solo in mille. Gli inglesi votanti sono poi ben novecento, mentre gli italiani poco più di cento. Insomma, con l’iscrizione in tutte le categorie avremmo avuto più chance”. Una parziale giustifica arriva da Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema e coproduttore e distributore italiano di Io Capitano, che ha replicato alle dichiarazioni di Matteo Garrone sugli eventuali errori fatti nella promozione del film agli Oscar: “La mancanza iniziale di un distributore americano adeguato e importante ha fatto sì che il film non fosse iscritto in tutte le categorie”.

Un film divisivo e l’ipocrisia di Bruxelles

Il regista di Gomorra questa sera riceverà al teatro Petruzzelli il premio Mario Monicelli per la miglior regia e il Federico Fellini Award Cinematic Excellence, ma la delusione della notte losangelina rimane. “Io capitano è comunque un film davvero strano. È stato rifiutato da alcuni festival e da tanti distributori e anche il fondo europeo di Euroimages, che in genere ha sempre sostenuto i miei film, questa volta ha detto no. Non ho avuto nessuna motivazione scritta, ma quando poi l’ho chiesto mi hanno detto che era stato bocciato perché trattava un tema così drammatico in maniera avventurosa”. Polemiche che non si limitano all’ambito filmico, con una stoccata anche ai governi europei: “Abbiamo fatto una proiezione nella sede del Parlamento europeo dove il film ha ricevuto una lunga standing ovation. E poi, solo due settimane dopo, hanno fatto n quello stesso Parlamento una legge sui migranti anche peggiore”.

“Credo davvero che i giovani possano cambiare le cose”

“La realtà è molto più dura e così ho lavorato per sottrazione – ha continuato Garrone -. Oggi poi, va considerato, che c’è il problema dei social. Questi ragazzi africani vivono già virtualmente nel nostro paese grazie alle immagini che noi postiamo. Immagini che fanno immaginare loro che sia tutto facile da noi, ma non è così”. Per fortuna c’è stata “una straordinaria accoglienza nelle scuole grazie a professori illuminati. I giovani credo possano davvero cambiare le cose”.  Il regista poi annuncia che “ad aprile andremo in Senegal, dove tutto è iniziato, e porteremo il film nei villaggi più remoti con degli schermi mobili. Vale a dire che torneremo dove i due protagonisti esordienti, Seydou Sarr e Moustapha Fall, hanno cominciato il loro viaggio”.

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